28/01/10

Segnalazioni: Comunicato Madri x Roma Città Aperta

Ricordando le donne uccise per il pane dai fascisti e dai nazisti e le donne rinchiuse nei CIE.

27 Gennaio Giornata della Memoria

Per costruire un futuro di diritti rispettati

Attraversiamo quotidianamente la nostra città e ci rendiamo conto di quanto questa sia ricca di segni e simboli, più o meno nascosti, che parlano della sua storia e delle sue trasformazioni.

Il cambiamento, del resto, è elemento centrale di una società viva.

La costruzione di un percorso storico, la continua revisione degli elementi e la loro discussione in ambiti collettivi sono uno degli antidoti alle possibili manipolazioni; la memoria diviene elemento costitutivo del ragionare il presente e immaginare il futuro in una continua dialettica.

Il 27 gennaio è il giorno della memoria della Shoah e può essere giorno di riflessione.

A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere che "ogni straniero è nemico". Per lo più questa convinzione è solo latente e non è sistema di pensiero. Ma quando il pensiero inespresso diventa premessa di un sillogismo, allora, al termine della catena, c´è il Lager. Questo è successo in Italia nel 1938 con le leggi razziali, questo è successo con i campi di sterminio nazisti ma questo può succedere se il sillogismo viene riproposto oggi. "Tutti gli stranieri sono nemici. I nemici vanno soppressi. Tutti gli stranieri vanno soppressi."

Noi Madri per Roma Città Aperta riteniamo che proprio nel ricordare la storia dei campi di sterminio avvertiamo un sinistro segnale di pericolo.

Risentiamo oggi quel sinistro segnale in ciò che ha provocato atti di violenza contro rom, sinti e cittadini italiani di origine straniera.

Lo risentiamo nel clima d´intolleranza verso gruppi etnici o sociali non dominanti e vulnerabili e nella criminalizzazione dell´immigrazione irregolare.

Lo risentiamo nei dispositivi che incidono lo stigma sociale anche sui corpi degli "altri": schedature e impronte digitali "etniche" in fondo sono l´equivalente funzionale della stella gialla.

Lo risentiamo nella creazione dei Centri di Identificazione e di Espulsione, dove la marchiatura simbolica vale a differenziare e separare i corpi proliferanti e minacciosi da quelli "normali".

Con Primo Levi ricordiamo quanto è già successo:

considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no


Vogliamo ricordare oggi, giorno della memoria, gli uomini discriminati, rinchiusi e sterminati ieri e gli uomini discriminati, offesi e privati di ogni diritto oggi.

27 Gennaio 2010 sul Ponte dell’Industria via di Porto Fluviale, ore 15 (zona ostiense)



Comitato Madri per Roma Città Aperta

madrixromacittaperta@libero.it
madrixromacittaperta.noblogs.org

25/01/10

Segnalazioni: Report assemblea nazionale

Il nostro Coordinamento ha partecipato all'Assemblea nazionale delle realtà migranti ed antirazziste che si é tenuta ieri 24 gennaio a Roma. Pubblichiamo sul nostro il comunicato finale, perché possa circolare il piú ampiamente possibile.

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

Le drammatiche vicende di Rosarno sono un'espressione dell'offensiva razzista e contro i diritti dei lavoratori in corso nel nostro paese.

L'assemblea solidarizza con le ragioni che hanno spinto gli immigrati di Rosarno a ribellarsi reagendo allo sfruttamento, alla criminialità organizzata e agli attacchi razzisti. La politica repressiva del Governo colpisce gli immigrati e alimenta xenofobia e razzismo nella nostra società.

Queste vicende rafforzano l'esigenza di costruire una rete permanente di collegamento tra le diverse realtà di migranti e antirazziste sulla base della piattaforma del 17 Ottobre per rendere più stabile e efficace l'iniziativa. L'asemblea esprime la necessità di articolare territorialmente le mobilitazioni in solidarietà con gli immigrati di Rosarno, impegnandosi a sviluppare prioritariamente iniziative per la libertà degli immigrati e dei rifugiati provenienti da Rosarno ancora rinchiusi nei CIE di Bari e Crotone affinchè sia loro concesso un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

L'assemblea si impegna a sostenerere iniziative e mobilitazioni eventualmente promosse in Calabria, compresa la convocazione di un incontro nazionale da realizzarsi ad Aprile come momento di approfondita riflessione comune.

L'assembela si pronuncia per promuovere una forte campagna di sensibilizzazione antirazzista a partire dal mese di marzo.

Decidiamo, anche in solidarietà con i migranti francesi promotori dello sciopero del 1° Marzo e raccogliendo lo spirito dei promotori del Comitato 1° Marzo, di indire per quella stessa data una giornata di forte mobilitazione nazionale sulla base della piattaforma del 17 Ottobre e in special modo per la regolarizzazione di tutti gli immigrati e il pieno godimento dei diritti di cittadinanza, riconoscendo il valore politico delle lotte dei migranti in particolar modo quando investono il terreno dei rapporti di lavoro. Ogni realtà territoriale articolerà l'iniziativa attraverso forme diverse compreso lo sciopero là dove se ne presenti la possibilità concreta a partire dai posti di lavoro. Sosteniamo inoltre l'esigenza di convocare uno sciopero generale sui temi del lavoro migrante.

Ci adoperiamo fin d'ora ad organizzare dal basso un Convegno le cui modaltà e forme saranno discusse nella prossima assemblea.

L'assemblea Nazionale si riconvoca per il 7 Marzo a Roma.

In preparazione della stessa proponiamo che il gruppo di collegamento si riunisca Sabato 20 Febbraio alle ore 10.30 in Via Giolitti 23, Roma

Roma 24 gennaio 2010

L'Assemblea nazionale delle realtà migranti e antirazziste

18/01/10

Segnalazione: Dopo Rosarno, Annamaria Rivera

Editoriale su "Liberazione" del 15 gennaio 2009


Quel che fa impressione, di questo paese alla deriva in ogni senso, non è solo il razzismo ormai senza freni, né soltanto il compimento di un processo che chi scrive aveva puntualmente previsto: cioè la saldatura fra razzismo istituzionale e razzismo popolare (o "di massa", se preferite). Ciò che colpisce di più è l'impotenza della sinistra comunque aggettivata: impotenza al tempo stesso teorica e politica, coniugata con una tale perdita della memoria da far pensare a una sindrome patologica. Di fronte alla caccia all'uomo e alla deportazione delle vittime della violenza mafioso-padronal-popolare di Rosarno, il meglio che si è letto, sul versante delle voci non marginali, è l'indignazione stupefatta di chi sgrana gli occhi di fronte al fatto che "per la prima volta un'intera piana del sud è stata sgomberata da tutti gli uomini con la pelle nera che la popolavano" (Gad Lerner). Ciò che fa specie è quel "per la prima volta". Abbiamo già dimenticato la strage di camorra che il 18 settembre 2008 uccise a Castelvolturno sei lavoratori africani e un italiano, nonché le dichiarazioni ignobili di Maroni (anche allora) e la caccia ai migranti "irregolari" che ne conseguirono? Già ci siamo lasciati alle spalle il pogrom di Ponticelli, ispirato dalla camorra e da interessi economico-istituzionali (anche centrosinistri), con la cacciata dell'intera popolazione rom della zona a pietrate e insulti popolari? Eppure Ponticelli metteva in scena il più classico esempio di pogrom: la propalazione, ad opera della camorra, di una "voce", modellata sulla leggenda della zingara rapitrice d'infanti; l'accusa e la condanna di una giovane romnì innocente; il furore e la violenza popolari; l'espulsione dal territorio di tutti gli zingari. E Ponticelli a sua volta ripeteva il copione di Scampia: in quest'altro quartiere della periferia napoletana, nel lontano 2000, per due giorni bruciarono le favelas dei rom, dove si erano rifugiati profughi non riconosciuti, fuggiti dalla guerra civile in Jugoslavia. O forse inconsciamente si crede che i rom siano meno umani perfino dei "negri"?

Se poi volessimo allungare lo sguardo all'indietro, di episodi simili ne troveremmo a decine all'epoca in cui dilagava la sindrome sicuritaria centrosinistra, fomentata e/o cavalcata ad arte da governanti e amministratori democratici. Questo per dire che, per chi avesse voluto coglierli, i segnali del precipitare di questo infelice paese verso il baratro del razzismo c'erano tutti già da lungo tempo. Per ribadire che, quando hanno governato, le "forze democratiche" hanno colpevolmente favorito la saldatura della quale abbiamo detto ed evitato come la peste di varare misure per rendere meno vulnerabili i senzadiritti, il che ha spianato la strada ai post-nazisti che oggi ci governano.

Inoltre, che i braccianti di Rosarno siano "uomini con la pelle nera" è assai poco rilevante. Se fossero stati bianchi, olivastri o gialli, il trattamento loro riservato, in quel contesto ambientale e storico definito, sarebbe stato lo stesso. La "razzizzazione", come sa chi ha studiato i dispositivi del razzismo e conosce la storia dell'antisemitismo, ignora i confini fenotipici. Vedrete: quando a Rosarno, a Castevolturno o in Capitanata, risulterà più utile impiegare come forza-lavoro servile braccianti in nero di nazionalità marocchina, rumena o bulgara, al momento opportuno sarà contro di loro che verranno scatenate le accuse e la "caccia al nero". Come del resto è già successo. A Cassibile, per esempio, quando nei primi di giugno del 2006 un rogo distrusse la baraccopoli dove erano costretti ad alloggiare i braccianti maghrebini (non neri, fino a prova contraria), impiegati nella raccolta delle patate. Già quel caso mostrò che violenze, "rabbia popolare" e operazioni di polizia per individuare, espellere o arrestare i "clandestini" sopraggiungono, puntuali come la morte, nella fase finale della raccolta, quando diminuisce la domanda di manodopera.

Non è dunque il colore della pelle a scatenare i pogrom bensì lo status di meteci, di senzadiritti o con diritti limitati, ai quali, oltre tutto, sono imposte condizioni disumane di lavoro e di esistenza. L'"errore" di questi lavoratori è stato il mostrare che, malgrado ogni cosa congiuri a de-umanizzarli, essi restano umani. Ribellandosi, oggi come l'anno scorso, le "bestie" hanno esibito tutta intera la loro umanità. E' questo ad essere intollerabile. Non solo per la 'ndrangheta, per il ministro dell'interno, per gli agrari locali, piccoli o grandi, ma anche per i "comuni cittadini" che socializzano e scaricano il proprio rancore contro capri espiatori moralmente e materialmente de-umanizzati.

Le "bestie" sono capaci di farsi soggetti, perfino di ribellarsi. L'impotenza e l'insipienza della sinistra politica e sindacale risaltano ancor di più di fronte alla capacità di ribellione spontanea (quindi talvolta controproducente) dei troppo umani: perché in tutti questi anni quasi nessuno ha saputo o voluto organizzarla e indirizzarla?

12/01/10

Comunicato: Mai il razzismo in nostro nome!

A Rosarno razzismo istituzionale, razzismo popolare e razzismo dei media si sono fusi insieme, così come da anni sta accadendo in tutta Italia. In più, in questo come in molti altri casi, si sono aggiunti la criminalità organizzata e lo sfruttamento disumano di una manodopera straniera che il “pacchetto sicurezza” rende costantemente ricattabile - con o senza i documenti in regola - e quindi assolutamente priva di diritti.

Il razzismo istituzionale è palese nelle dichiarazioni del Ministro Roberto Maroni che ha incolpato – sembra incredibile! - l’immigrazione clandestina di aver alimentato la criminalità, e ha ribadito la “tolleranza zero”, senza nominare l’aggressione subita dai lavoratori immigrati e, più grave ancora, senza denunciare come sarebbe dovere del Ministro dell’Interno) la grave condizione di sfruttamento, illegalità e violenza a cui vengono costretti i giovani africani, e quindi senza punire, con la stessa pervicacia con cui procederà alle espulsioni, alle detenzione e agli arresti degli immigrati, quei datori di lavoro e quei caporali che li costringono a condizioni schiavistiche di vita e di lavoro.

Una parte della popolazione di Rosarno, incitata e fomentata da forze che lo stesso Prefetto di Reggio Calabria definisce “non chiare” e “fuori controllo”, ha reagito con violenza, e anche i media hanno veicolato la tesi della “minaccia immigrazione”. Né l’opposizione politica presente in Parlamento ha reagito con la fermezza necessaria alle bugie palesi e al clima di evidente razzismo.

Quasi nessuno ha rilevato che i “fatti di Rosarno” hanno avuto inizio da una denuncia presentata dai lavoratori contro i loro sfruttatori e i caporali – una denuncia coraggiosa e tante volte richiesta, a parole, dalle autorità. Sono passati in second’ordine il fatto che, in pratica, tutta l’economia della zona si basa sulla manodopera “clandestina” che lavora nei campi e nelle piantagioni e il ruolo fondamentale della criminalità organizzata in Calabria.

Noi siamo indignate e atterrite. Il clima nel nostro paese è diventato irrespirabile ed è pervaso da una violenza e un razzismo che rendono possibile persino la “caccia al nero” di antica memoria. Siamo atterrite anche perché in Italia non si esprime una forte coscienza civile e sociale adeguata alla gravità della situazione.

Facciamo nostra la posizione di molti costituzionalisti: abbattere le garanzie dello stato di diritto per gli immigrati, creare un diritto penale speciale, abolire, per loro soltanto, le garanzie dello stato democratico e la protezione sociale, costituisce un imbarbarimento complessivo della nostra convivenza, un nuovo populismo reazionario che, attraverso il controllo dell’informazione e dell’economia, metterà tutti “in riga”. Saremo tutti coinvolti, nessuno escluso, lo siamo già oggi.

Gli allarmi sulla sicurezza produrranno leggi e prassi più restrittive, e dunque sempre maggiore “clandestinità”, effetto delle politiche di sbarramento delle frontiere e di criminalizzazione degli immigrati nel territorio nazionale, e questa maggiore diffusione della “clandestinità”determinerà a sua volta un allarme sociale sempre crescente che offrirà altri margini alla speculazione politica ed agli imprenditori della sicurezza… Si avvicina davvero il tempo di denominare il ministero dell’interno come il “ministero della paura”.

Noi ci rivolgiamo alle donne, a tutte le donne, chiedendo loro di prendere parola e di lottare per i diritti civili fondamentali che sono indivisibili, per i diritti umani che proprio in Italia vengono calpestati quotidianamente.E a quegli uomini violenti di Rosarno che hanno detto “noi difendiamo le nostre donne dalla violenza dei negri” noi rispondiamo: Mai il razzismo in nostro nome!

Facciamo nostre le richieste immediate delle associazioni degli immigrati e delle associazioni antirazziste: occorre introdurre al più presto meccanismi di regolarizzazione permanente a regime, in modo da fare emergere tutto il lavoro sommerso degli immigrati. Occorre abbreviare drasticamente i tempi burocratici per il rinnovo dei documenti di soggiorno. Si deve rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per ricerca lavoro a quegli immigrati che denunciano il datore di lavoro “in nero”. Tutti i richiedenti asilo dovranno avere accesso alla procedura per il riconoscimento di uno status di protezione internazionale, o di protezione temporanea, e quanti hanno ricevuto un primo diniego devono essere posti nelle condizioni di restare in Italia fino all’esito definitivo del ricorso. Il sistema di accoglienza per loro previsto va potenziato e rifinanziato per non costringere chi è fuggito da guerre e persecuzioni alla “sopravvivenza animale” nella quale si sono trovati gli immigrati nelle campagne di Rosarno e non solo.



Coordinamento Donne contro il Razzismo
Casa Internazionale delle Donne